L'Assistente sociale 2.0
Dettagli
[tabs slidertype=”top tabs”] [tabcontainer] [tabtext]Sinossi[/tabtext] [tabtext]Note sull’autore[/tabtext] [/tabcontainer] [tabcontent] [tab]
L’assistente sociale è ancora oggi l’unica professione di aiuto che porta nella propria definizione l’aggettivo “sociale”. Tuttavia, la dimensione comunitaria del servizio sociale professionale è scarsamente rappresentata, forse trascurata e perfino sacrificata a vantaggio dell’altro livello professionale, quello del case-work.
Le cause sono molteplici.
Da un lato, l’incessante affanno dell’assistente sociale nella ricerca, in una cronica condizione di emergenza-urgenza, delle “soluzioni” ai problemi dell’utente. Dall’altro, la storica ed endemica emarginazione delle politiche socio-assistenziali rispetto alle altre politiche del nostro paese, che genera un costante regime di scarsità e insufficienza delle risorse e degli investimenti, a sua volta causa d’incertezza e incostanza dei programmi di lavoro.
Il lavoro di assistente sociale è stato centrato soprattutto alla “gestione del caso” e solo raramente ha assunto la dimensione davvero sociale.
Eppure la dimensione comunitaria del Servizio sociale professionale – più alla lunga, certo, ma inesorabilmente – contribuisce a ridurre il numero di cittadini-utenti e a migliorare le relazioni di aiuto con ciascuno di essi.
Questo testo è un invito a scoprire/riscoprire il rilevante ruolo dell’assistente sociale nei processi di prevenzione e di educazione, nell’emancipazione delle fasce più deboli delle comunità, nel rafforzamento delle pari opportunità fra esseri umani, nel ribaltamento delle tradizionali logiche tecnico-professionali, che impongono di guardare non solo ai bisogni dell’utente, ma anche alla comunità come risorsa, nella quale i cittadini esprimono tutte le proprie potenzialità.
Le cause sono molteplici.
Da un lato, l’incessante affanno dell’assistente sociale nella ricerca, in una cronica condizione di emergenza-urgenza, delle “soluzioni” ai problemi dell’utente. Dall’altro, la storica ed endemica emarginazione delle politiche socio-assistenziali rispetto alle altre politiche del nostro paese, che genera un costante regime di scarsità e insufficienza delle risorse e degli investimenti, a sua volta causa d’incertezza e incostanza dei programmi di lavoro.
Il lavoro di assistente sociale è stato centrato soprattutto alla “gestione del caso” e solo raramente ha assunto la dimensione davvero sociale.
Eppure la dimensione comunitaria del Servizio sociale professionale – più alla lunga, certo, ma inesorabilmente – contribuisce a ridurre il numero di cittadini-utenti e a migliorare le relazioni di aiuto con ciascuno di essi.
Questo testo è un invito a scoprire/riscoprire il rilevante ruolo dell’assistente sociale nei processi di prevenzione e di educazione, nell’emancipazione delle fasce più deboli delle comunità, nel rafforzamento delle pari opportunità fra esseri umani, nel ribaltamento delle tradizionali logiche tecnico-professionali, che impongono di guardare non solo ai bisogni dell’utente, ma anche alla comunità come risorsa, nella quale i cittadini esprimono tutte le proprie potenzialità.
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Patrizia Marzo
Assistente sociale presso il NOT della Prefettura di Bari e antropologa culturale. Si è occupata di segretariato sociale, integrazione socio-sanitaria, problematiche migratorie, educazione alla legalità, sicurezza stradale e conciliazione dei tempi vita-lavoro. Ha realizzato importanti interventi di formazione e progettazione sociale. È docente incaricata di Politiche Sociali e Tecniche del Servizio Sociale presso l’Università di Bari. È consigliera dell’Ordine degli Assistenti Sociali di Puglia. Di recente è stata nominata presidente della Fondazione F.I.R.S.S.[/tab] [/tabcontent] [/tabs]
Ultimo aggiornamento
8 Gennaio 2016, 12:52