Ri-Evoluzione digitale!

Data:
18 Ottobre 2017

Hommes Evolution Ado Portable

I rischi per gli adolescenti e l’impegno del Servizio Sociale Professionale: vi proponiamo un sondaggio.

Rivoluzione digitale: quali sfide abbiamo davanti? Gigantesche. La rivoluzione digitale è innanzi tutto una rivoluzione culturale in senso antropologico: rivoluzione poiché fatto assolutamente inedito, mai accaduto prima nella Storia umana; culturale perché certamente coinvolge ogni aspetto dell’adattamento umano all’ambiente (tecnologico) della contemporaneità.

In un testo del 2014, la psicologa Barbara Volpi riporta: “Come sottolinea Giedd (2012) in un suo brillante articolo, la modalità con la quale gli adolescenti di oggi apprendono, giocano e interagiscono tra loro è cambiata più negli ultimi quindici anni che nei precedenti 570 dalla divulgazione della stampa ad opera di Johann Gutenberg. Il ritmo di “penetrazione” (la quota di tempo perché una nuova tecnologia venga assimilata da cinquanta milioni di persone) è, infatti, senza precedenti, mostrando livelli di rapidità impressionanti: per la radio ci sono voluti 38 anni; per il telefono 20; per la televisione 13; per il Web 4; per Facebook 3,6; per Twitter 3; per l’iPad 2 e per Google 88 giorni.”1

Una velocità di propagazione, quindi, vertiginosa, soprattutto fra i pre-adolescenti e gli adolescenti, fra i quali essa si accompagna ad una altrettanto rapida trasposizione del Sé in un avatar virtuale.

Il target giovanile risulta il più colpito in ragione della soddisfazione di due bisogni fondamentali per la strutturazione della personalità adolescenziale: il bisogno di appartenenza e la necessità di auto-rappresentazione. E l’industria delle nuove “app” queste cose le conosce benissimo.

Alcuni studiosi definiscono il fenomeno come un vero proprio “tsunami virtuale”, le cui implicazioni e conseguenze sulla salute psico-fisica dell’essere umano sono ancora al vaglio della psichiatria e di altre discipline medico-scientifiche.

Di certo, ad oggi, le prime evidenze che emergono dall’osservazione dei comportamenti di adolescenti troppo esposti all’uso dei media e delle tecnologie digitali (cd. uso disfunzionale di internet), manifestano un disturbo vero e proprio con caratteri simili alle dipendenze patologiche: eccessivo isolamento, depressione, abolizione dei freni inibitori, ecc.

Tuttavia, probabilmente il comportamento più pernicioso fra gli adolescenti si configura con la “miscela esplosiva” del bullismo (storica manifestazione di comportamenti violenti) associato alla comunicazione digitale: il cyberbullismo. Un fenomeno che si manifesta attraverso la pubblicazione sui social media di affermazioni compromettenti o derisorie da parte dei coetanei, di pettegolezzi o falsità, di foto o video imbarazzanti, di fatti personali, di video non autorizzati o spiacevoli.

Sappiamo quali sono gli effetti, anche perché rimbalzati alle cronache dopo i tragici suicidi di adolescenti vittime di episodi di cyber bullismo

Il cyber bullismo è enormemente più deleterio del bullismo, non solo per la sua enorme portata pubblica, ma anche perché più subdolo sia a causa del digital divide fra generazioni (per cui esso sfugge molto più all’attenzione degli adulti, rispetto ai comportamenti agiti direttamente) sia a causa della elevata sofisticazione delle attuali tecnologie, che consentono una rapidissima velocità di diffusione dell’oggetto della violenza (foto, video, commento, ecc.). 

Ad un attenta e adulta osservazione – compresa quella tecnico-professionale dell’assistente sociale – di tali comportamenti, non sfuggono alcuni particolari fattori di rischio:

  1. una scarsa corporeità, intesa come il rapporto dell’adolescente con il proprio corpo. Un corpo che si concentra sull’esercizio di funzioni sempre più limitate (la vista, la digitazione, l’ascolto digitale, ad esempio, di musica), a discapito delle manifestazioni fisiche tipiche del periodo adolescenziale, come “urlare dalla rabbia”, “tremare dalla paura”, “arrossire dalla vergogna”, “saltare dalla gioia”, “sentire battere il cuore per l’innamoramento”, “piangere per il dispiacere” … un corpo che fino ad una sola generazione passata, parlava con molte più modalità di espressione;
  2. una ridotta manualità, o meglio, una manualità a ridotta libertà opzionale, in quanto quasi completamente concentrata sulla digitazione;
  3. una controversa quanto oggettiva riduzione della relazionalità, intesa come la capacità di intessere relazioni reali da contrapporre o bilanciare a quelle virtuali, attualmente fraintesa con l’enorme (potenzialmente infinito) numero di amicizie di/in rete che non comportano contatti fisici e interlocutori diretti con i quali confrontarsi: mille “amici” è uguale a nessun amico …;
  4. un limitato rapporto con gli ambienti esterni al proprio spazio vitale, quale quello naturale, quello urbano, quello animale, che comportano necessariamente anche una riduzione del senso di esplorazione e di ricerca del Sé, propri dell’adolescenza…
  5. Tali complessivi contenimenti della corporeità, della manualità, della relazionalità e del rapporto con gli ambienti esterni, rappresentano rischi di mutamenti antropologici di enormi e – allo stato attuale – imprevedibili conseguenze. 

Quali strategie di prevenzione del cyber bullismo e, più in generale, di facilitazione di un rapporto sano fra i nostri adolescenti e la rete? 

Ovviamente, non potendo fermare in alcun modo la diffusione dello “tsunami virtuale”, a mio parere non si può che giocare “in difesa”, innanzi tutto facendo il più possibile “corpo unico” fra genitori, docenti, educatori, operatori sociali e figure adulte di riferimento. 

Un’unità resa indispensabile dalla frammentazione e dalla inadeguatezza denunciate da ogni singolo attore dell’orizzonte adolescenziale. Come emerso anche dal Convegno organizzato dall’IFOS a Ginosa, il 13 ottobre scorso, nessuno degli attori direttamente interessati, dalle Forze dell’Ordine, al mondo della Scuola, alle istituzioni e servizi sociali, si sono dichiarati pronti ad affrontare da soli le grandi sfide a cui siamo chiamati. 

In qualità di professionisti della società – e, in questo presente, della società della post-globalizzazione – anche noi assistenti sociali possiamo proporre tecniche e sperimentazioni specificamente mirate al sostegno educativo, all’osservazione, al monitoraggio comportamentale e all’ascolto attivo degli adolescenti, attraverso un lavoro di “ricucitura” del mondo dell’adolescente, frammentato fra famiglia, scuola, extrascuola.

Un “ricucire” che muove dai bisogni/problemi espressi dai ragazzi innanzi tutto in ambito scolastico mediante la proposta del “Servizio Sociale Professionale Scolastico”: un servizio già avviato spontaneamente anche qui in Puglia da alcune colleghe assistenti sociali che si sono coordinate direttamente con alcuni capi di Istituti scolastici, prevalentemente Istituti comprensivi.

Le rare e spontanee esperienze in tal senso, fin qui condotte, hanno evidenziato chiari ed inequivocabili risultati positivi, anche in riferimento a minori multiproblematici con comportamenti cronicizzati e performance sotto la media. Tali sperimentazioni, infatti, sono riuscite a “rafforzare” le strutture della personalità dei singoli minori e ad accompagnarli verso una scoperta del web in chiave di strumento di conoscenza più che di propaganda o di coinvolgimento in attività pericolose o patologiche.

In questo momento, l’Ordine di Puglia è in una fase di individuazione delle esperienze e di raccolta di informazioni e documentazione sui risultati. 

In relazione a questa ricerca, quindi, invitiamo tutte le colleghe/colleghi che abbiano maturato esperienze di sostegno scolastico per il contrasto alle patologie comportamentali (bullismo, cyber bullismo, stalking, ecc.) a darcene notizia, al fine di realizzare la nostra mappa di esperienze, usando l’apposito modulo in fondo alla pagina.

È, questa, un’iniziativa assolutamente necessaria per darci la possibilità di interloquire con le istituzioni scolastiche e territoriali al fine di partecipare alla costruzione di un modello operativo-preventivo decisamente necessario non solo per la lotta contro il cyber bullismo, ma soprattutto per l’offerta di una risposta umana e professionale molto più rispondente ai bisogni delle nostre prossime generazioni.

1 Cfr. Volpi B., Gli adolescenti e la rete, Carocci, Roma, 2014

 

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Ultimo aggiornamento

19 Ottobre 2017, 11:22