In prima linea nella lotta al disagio
Data:
27 Novembre 2012
Il 26 novembre il Sole 24 Ore ha dedicato un articolo a mezza pagina al nostro Ordine, nell’allegato dossier Associazioni e Ordini Professioni.
Una occasione di notevole visibilità su una importante testata giornalistiche che giunge all’attenzione di moltissimi professionisti, amministratori e dirigenti degli enti pubblici.
L’ articolo è poi stato ampiamente rilanciato sul sito web della testata, dove rimarrà in pubblicazione per una settimana.
Nato in Italia nel secondo dopoguerra come intervento assistenziale, il servizio sociale si modifica negli anni ma è solo in tempi recenti – con la legge Turco n. 328/2000 – che viene riconosciuto come uno dei servizi che lo Stato è obbligato a garantire ai cittadini. Fulcro di tale servizio sono le competenze e le funzioni dell’Assistente sociale, professionista che si prende cura del disagio dell’individuo, della famiglia e della comunità e che è chiamato ad operare in differenti aree-problema, quali la tutela dell’infanzia, senilità, disabilità, povertà, immigrazione, giustizia minorile, misure alternative alla detenzione. In questo contesto, l’Ordine degli Assistenti Sociali, istituito con legge 84/93, è articolato a livello regionale e garantisce, nell’esclusivo interesse pubblico, che la professione di Assistente sociale sia esercitata nel rispetto delle norme e del codice deontologico. In Puglia vi sono 3500 Assistenti sociali, prevalentemente in servizio come funzionari nei Comuni (32 %), nelle ASL e Ospedali (28 %), nel Ministero della Giustizia settore adulti (7 %) e minori (3%), nelle Prefetture-Uffici Territoriali del Governo (1 %), nelle Province (2%), nel privato sociale (24 %). L’Ordine della Puglia, in quanto osservatore privilegiato della intera realtà dei servizi sociali e sociosanitari regionali, è interlocutore primario e competente della Regione e degli enti preposti alla definizione di politiche e indirizzi in tale settore. “Offriamo il nostro contributo sia in fase di predisposizione di leggi e regolamenti che in fase di attuazione di provvedimenti regionali, anche con analisi e studi di settore” afferma il presidente Giuseppe De Robertis. “Non da meno, attiviamo scambi e confronti con altri professionisti (avvocati, psicologi, medici, educatori ) per condividere prassi e approcci”. Un particolare ambito di impegno è quello della formazione, con importanti collaborazioni con le tre università pugliesi che gestiscono corsi di laurea per Assistenti sociali, ma anche come soggetto promotore di formazione specifica, considerato che anche gli Assistenti sociali sono soggetti, dal 2009, all’obbligo di formazione continua. La Regione Puglia – oggi fra le regioni più all’avanguardia nelle legislazione sociale – con la L.R. 19 del 2006 ribadisce che il Servizio sociale professionale è il fulcro del sistema-rete dei servizi, che organizza i servizi per i cittadini, con approccio unitario e integrato (sociale e sanitario). Una modalità già accennata dal Dlgs n. 229/1999, che declina le prestazioni sociosanitarie, come “tutte le attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale”. Un concetto che coinvolge a pieno titolo la professione dell’Assistente sociale, laddove si stabilisce che l’erogazione dei servizi e delle prestazioni avviene in seguito alla valutazione multidisciplinare, nel cui ambito la rilevazione e valutazione del bisogno è di stretta competenza dell’Assistente sociale. “L’integrazione socio-sanitaria costituisce oggi il livello più avanzato della sfida di tutte le politiche di Welfare” commenta De Robertis. “E’ qui che si gioca la possibilità di ridurre la spesa, eliminando una quota significativa di interventi inappropriati perché considerati, a torto, ”sanitari” e non “sociali”. Tuttavia, a fronte dell’estrema complessità e delicatezza del lavoro dell’Assistente sociale non ne corrisponde una adeguata valorizzazione. Ciò discende da un’idea di subalternità del sociale ad ogni altra politica o approccio – processo evidente nei tagli spaventosi che “il sociale” ha subìto nelle ultime finanziarie – dimenticando che in assenza di “cura e sostegno sociale” sono inibiti i percorsi di partecipazione e sono compromessi i livelli di convivenza civile. Oggi la comunità professionale degli Assistenti sociali chiede una diversa considerazione e, guardando i contenuti e i significati del lavoro sociale, rilancia un tema delicato ma fondamentale: quello del lavoro di comunità per fronteggiare i processi di disgregazione sociale, che in quest’ultimo periodo stanno emergendo per via del contesto storico-politico-economico. Dal punto di vista delle “formule operative significative”, l’Ordine della Puglia lancia invece una proposta legata alla recente riforma dell’organizzazione della medicina di base. “La riforma prevede la creazione di gruppi di professionisti che potranno lavorare anche con altri specialisti, in una sorta di maxi-ambulatorio operativo 24h su 24” spiega De Robertis. “In questo contesto, sarebbe possibile assicurare prestazioni di servizio sociale a supporto della medicina preventiva o riabilitativa”. Con l’Assistente sociale in studio si potrebbe realizzare una anamnesi sociale di tutti i pazienti, specie quelli a rischio, con la contestuale rilevazione delle risorse utili attivabili in caso di malattia invalidante, ricovero, riabilitazione; inoltre si offrirebbe un supporto emotivo e aiuti concreti alla soluzione dei problemi connessi. “Tale forma operativa costituirebbe un interessante e innovativo contributo per una sanità territoriale capace di risposte globali più vicine alla vita dei cittadini, adeguate ai loro bisogni di cura ma anche di salute psicosociale”
Ultimo aggiornamento
4 Luglio 2016, 12:56