La Dimensione Sociale della Salute: il resoconto

Data:
20 Febbraio 2012

Non solo curare la malattia ma prendersi cura dei malati

 
Oltre 700 persone hanno seguito l’interessante giornata di studio sul Distretto Socio-Sanitario e sull’integrazione socio-sanitaria organizzata dall’Ordine degli Assistenti Sociali della Puglia, in collaborazione con l’Ordine degli Psicologi, lo scorso 19 ottobre 2011 preso l’Hotel Excelsior a Bari. La presenza di qualificati relatori, che a livello nazionale oggi rappresentano le posizioni culturali e metodologiche più avanzate sul tema, ha stimolato una opportunità rilevante di riflessione e confronto fra operatori. Soprattutto ha consentito di esplicitare una posizione condivisa sull’importanza del servizio sociale professionale in sanità, con particolare riferimento alla dimensione distrettuale dell’organizzazione della sanità territoriale, per assicurare adeguate risposte di salute ai cittadini, sulla quale i decisori regionali dovrebbe riflettere maggiormente. Gli aspetti psico-socio relazionali della salute, infatti, ancor oggi vengono sottovalutati nella dimensione organizzativa e nelle pratiche di cura dei sistemi sanitari, nonostante l’ormai ampia letteratura e casistica che documenta la stretta interrelazione fra cura e legami sociali significativi, fra guarigione e automotivazione, fra terapia e sostegno emotivo. Il lavoro di ricomposizione-tessitura che il servizio sociale professionale può realizzare, quale prima risposta alla dignità della persona-paziente valorizzando i riferimenti e le risorse relazionali e familiare, rappresenta la cifra di scarto fra prestazione minima e prestazione di qualità, o quantomeno invita a guardare all’efficacia globale degli interventi. Non solo. L’approccio sociale consente di realizzare “correzioni” della domanda incongrua che spesso impegna i servizi sanitari con rilevanti costi a spese della collettività; così come la ri-costruzione di legami fiduciari “persona-comunità”, “medico-paziente”, “cittadino-istituzione”, potrebbe disinnescare quel approccio, sempre più presente, della “medicina difensiva” – effetto diretto e correlato alla spersonalizzazione e disumanizzazione dell’apparato sanitario – per la quale si prescrivono analisi, indagini e terapie, anche non necessarie, a difesa preventiva dell’operato medico (dei possibile errori) per evitare accuse di imperizia personale o dell’unità operativa. L’intervento precoce del servizio sociale, consente di prevedere tempi di trattamento medico ridotti, sia nella fase di urgenza diagnostica e terapeutica sia in quella postuma di dimissione-riabilitazione. [tabs slidertype=”images” auto=”yes” autospeed=”4000″] [imagetab width=”585″ height=”350″]https://www.croaspuglia.it/wp-content/uploads/2012/01/DSC01626.jpg[/imagetab] [imagetab width=”585″ height=”350″]https://www.croaspuglia.it/wp-content/uploads/2012/01/DSCN0011.jpg[/imagetab] [imagetab width=”585″ height=”350″]https://www.croaspuglia.it/wp-content/uploads/2012/10/DSCN0010.jpg[/imagetab] [imagetab width=”585″ height=”350″]https://www.croaspuglia.it/wp-content/uploads/2012/10/DSCN0015.jpg[/imagetab] [imagetab width=”585″ height=”350″]https://www.croaspuglia.it/wp-content/uploads/2012/10/DSCN0024.jpg[/imagetab] [/tabs] Assai interessante è parso l’esempio della Regione Veneto, dove di recente è stata adottata una delibera regionale che impone agli studi associati di medicina di base la presenza di un Assistente Sociale, onde consentire una anamnesi sociale di tutti i pazienti a rischio, con contestuale “fotografia” di tutta la rete familiare e delle risorse attivabili in caso di necessità (ricovero urgente, ingravescenza delle patologia cronica, disabilità, ecc.). Ma la rilevanza del servizio sociale, è soprattutto emersa nei lavori pomeridiani, allorquando è stata posta attenzione ai diversi ambiti di intervento della sanità territoriale a prevalente approccio integrato: anziani non autosufficienti, disabili, tossicodipendenti, alcoldipendenti, pazienti psichiatrici, gestanti, genitori in difficoltà, donne vittime di violenza, minori abusati o maltrattati, minori affidati o adottati. Fondamentale, in tali casi, articolare risposte che comprendano unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di “protezione sociale” a garanzia del benessere delle persone, agendo valutazioni multidimensionali e interventi multiprofessionali. Al legislatore regionale (presente l’assessore alla salute T. Fiore) si è evidenziato come la sfida avviata dell’effettivo spostamento degli interventi dall’ospedale al territorio abbia necessità di vedere successivi, coerenti, provvedimenti e scelte che diano corpo alla dimensione organizzativa utile a realizzare quel sistema integrato di servizi alla persona che a partire dall’assistenza e cura delle patologie, si completa con le azioni di sostegno sociale e accompagnamento ma anche prevenzione, riabilitazione e integrazione. Al rappresentante dell’ARES, invitato dall’Assessore Fiore ad “ascoltare” le riflessioni importanti scaturite da tale giornata, è stato sottolineato come occorra modificare quel regolamento regionale sui distretti in cui l’approccio sociale è stato marginalizzato, comprimendo e “disarmando” il servizio sociale professionale e lasciando l’integrazione socio-sanitaria su un binario morto. Le “pratiche di cura sociale” non possono essere considerate supplemento o optional: il sanitario è un sottosistema sociale e non viceversa e la scommessa vincente è quella di agire con metodi multidimensionali, integrati e flessibili con l’obiettivo di prendersi cura del malato e non solo di curare la malattia.  

Alcune relazioni dell’evento

{wpdm_category=la-dimensione-sociale-della-salute}   Un ringraziamento speciale a tutti i relatori intervenuti: Marco Trabucchi  Professore Ordinario nella Facoltà medica Università di Roma Tor Vergata Responsabile Area Politiche Sociali e Sanitarie Fondazione Smith Kline, Roma Antonino Trimarchi vice presidente nazionale CARD (Confederazione Associazioni Regionali dei Dirigenti e Direttori di Distretto) Direttore DSS AULSS 17 Este Felice Di Lernia Antropologo, membro della SIAM – Società Italiana di Antropologia Medica Andrea Baccarani  Ingegnere, Senior Project Manager Progetti d’Impresa S.r.l. Tiziano Vecchiato Presidente PIACI associazione scientifica per l’invecchiamento attivo e le cure integrate; Direttore Fondazione Zancan – Padova; Presidente della International Association for Outcome-Based Evaluation and Research on Family and Children’s Services Daniele Ferrocino direttivo L’APIS – Agenzia Pugliese di Intervento e Studio sulle dipendenze patologiche Domenico Semisa Medico Psichiatra, direttore CSM Acquaviva delle Fonti, componente gruppo interregionale salute mentale Conferenza delle Regioni Carla Vulcano Psicologa – Psicoterapeuta Consultorio Familiare ASL BA – Segretario Ordine regionale degli Psicologi Angela Panunzio Assistente Sociale Comune di Molfetta, responsabile Unità Operativa Minori, referente ufficio di Piano per programmazione e progettazione di servizi ed interventi, ricerca e valutazione Franca Dente Assistente Sociale, già Presidente Consiglio Nazionale Ordine Assistenti sociali vice presidente CdA PIACI (associazione scientifica per l’invecchiamento attivo e le cure integrate) Elisabetta Neve Assistente sociale, docente di Servizio Sociale Università di Verona e Università di Padova. Collaboratrice Fondazione Zancan.

Ultimo aggiornamento

27 Giugno 2016, 15:34