Spazi di libera professione

Data:
27 Giugno 2014

Ha avviato i lavori mercoledì 25 giugno  il gruppo di studio istituito dal Consiglio dell’Ordine per affrontare il tema delle Società tra Professionisti ( S.T.P. ).

Esso è composto da consiglieri e da consulenti esterni, afferenti a diverse aree di intervento e con diversa esperienza e competenza, con l’ obiettivo analizzare e definire i profili tecnico-giuridici di tale forma organizzativa e delineare le prospettive di utilizzo e concretizzazione di tale società nel sistema integrato di servizi sociali.

Difatti, il motivo che ha indotto l’Ordine ad attivare tale studio muove dall’idea che le STP possano rappresentare una valida alternativa alle pratiche di esternalizzazione del Servizio Sociale Professionale – in espansione a macchia d’olio su tutto il territorio regionale – e  una nuova forma di occupazione e riconoscimento professionale per i giovani colleghi, ma anche di sviluppo di modelli e strumenti innovativi di intervento e reportistica.

Per meglio comprendere e delineare l’argomento di cui si tratta, ricordiamo che l’attuale disciplina in materia di STP è contenuta nell’art. 10 della legge 183/2011 e nel regolamento di attuazione emanato con il Decreto del Ministero della Giustizia n. 34 dell’8 febbraio 2013, entrato in vigore il 22/04/2013.

La nuova normativa, in parte abrogativa della precedente,  consente di costituire società per l’esercizio di attività professionali regolamentate in un sistema ordinistico secondo i modelli disciplinati dal titolo V e VI del libro V del Codice Civile. In virtù dell’obbligo di iscrizione all’Albo, anche le STP soggiaciono al potere disciplinare dell’Ordine professionale che è anche una forma di garanzia per il cliente e per l’ente pubblico committente.

Riteniamo che tale forma societaria possa rappresentare una risorsa per il sistema di welfare ed apra prospettive interessanti per un forma mista di gestione pubblico-privato, ferme alcune garanzie minime.

In Puglia, come in tante altre regioni, le strette governative sulla spesa pubblica con particolare riferimento al blocco delle assunzioni, creano non poche difficoltà agli enti locali chiamati comunque ad assicurare gli interventi essenziali in materia di servizi sociali.

Oggi gli ambiti territoriali sono in grave affanno e non sono assicurati gli standard minimi previsti negli obiettivi di servizio del Piano regionale delle politiche sociali, nel quale è stato definito un rapporto fra assistenti sociali e popolazione residente di 1 : 5.000. In taluni casi non è assicurata nemmeno la minima dotazione organica per il funzionamento del servizio sociale professionale, le cui incombenze vengono svolte da amministrativi e collaboratori a progetto.

Per far fronte a tali situazioni, alcuni enti locali hanno tentato il ricorso all’esternalizzazione verso il non profit. Ma questa non appare la migliore soluzione per una serie di ragioni che l’Ordine professionale prima, e la Regione Puglia poi, hanno evidenziato, in primis un rischio di erosione progressiva del ruolo istituzionale.

Il vantaggio per l’ente locale è  quello di avvalersi di professionisti che assicurino l’espletamento delle funzioni istituzionali, in una cornice di mandato predefinito e centrato sul processo di aiuto, per il singolo come per la comunità locale. Inoltre il gruppo di professionisti può assicurare ai propri membri un supporto tecnico professionale (supervisione, confronto fra pari, utilizzo di nuove tecnologie) per migliorare la qualità della prestazione e l’efficacia degli interventi.

Entro il mese di ottobre il gruppo elaborerà un documento tecnico conclusivo da sottoporre alla Regione.

Ultimo aggiornamento

2 Ottobre 2017, 17:16