La narrazione che cambia

Data:
18 Marzo 2013

James Hillman scriveva:

l’intera attività terapeutica è in fondo questa sorta di esercizio immaginativo, che recupera la tradizione orale di narrare storie; la terapia darà storia alla vita .

L’importanza di poter narrare e narrarsi per una professione come la nostra nasce dalla necessità di analizzare la risonanza emotiva che il nostro operato professionale può avere, in primis, sul nostro approccio professionale ai casi simili, ma non uguali, a quelli già trattati e poi sulla nostra vita privata.
La scrittura e il narrare, infatti, consentono di mettere a nudo e scardinare gli aspetti più profondi del nostro pensare e del nostro agire personale e professionale per poi trovare una nuova e diversa chiave di lettura del nostro operato all’interno di una relazione – quella fra operatore e persona portatrice di bisogni – che si nutre di trame (auto) biografiche.
Narrare di sé e del proprio  vissuto professionale significa rimettere in gioco prassi e teorie ormai consolidate nella convinzione che lo scambio continuo sia, pertanto,  fonte di crescita professionale e personale. Durante la narrazione, appunto, il soggetto prende le distanze da se stesso e si legge e decodifica come fosse un altro.
Difatti restituire ad altri, per mezzo della narrazione, la propria visione, le proprie paure, impressioni, pensieri, le proprie interpretazioni, consente di aprirsi ad una diversa riflessione rispetto ad un fare che potrebbe essere routinario proprio per timore o scarsa convinzione di non saper formulare una risposta altra.
“Narrare e narrarsi con gli altri, se lo si sa accogliere e lo si sa sviluppare, è fonte insostituibile di sapere oltre i limiti dei saperi scientifico-disciplinari consolidati, verso una valorizzazione degli aspetti emotivi e relazionali che promuovono la soggettività degli attori del processo, dei cittadini e degli operatori”
Il narrare è dunque un processo generativo per via delle implicazioni intrinseche che lo contraddistinguono e raffigura, oserei dire, un elemento fondante, accanto al processo di tirocinio e supervisone, della nostra professione. Genera trasformazioni materiali e soprattutto simboliche. Partire da sé è, dunque, contemporaneamente modificazione di sé e del reale.

L’Ordine avvia così, con la collaborazione dell’Associazione Pratica di Savino Calabrese un percorso laboratoriale, in via sperimentale nella nostra regione, che si svilupperà in più incontri nella sede di Bari e Lecce, seguito poi da un evento conclusivo previsto per il prossimo 25 giugno.

Per visualizzare il progetto formativo organizzato da quest’ Ordine in collaborazione con l’associazione Pratica, vai all’evento.

Ultimo aggiornamento

27 Ottobre 2015, 12:52