Consultori Familiari
Data:
26 Giugno 2011
Fra spinte alla riorganizzazione ed esigenze di ridefinzione
Il tema del riordino dei Consultori Familiari in Puglia entra periodicamente nell’agenda politica regionale per poi arenarsi dinanzi a ragioni contraposte, perdipiù di naturaideologica,incapacidifaresintesifra:aspettidi trasformazione dei bisogni, definizione della mission del servizio, coerenza di questa mission con quella aziendale, integrazione nel sistema rete di servizi.
Più prosaicamente, oggi i Consultori Familiari sembrano “figli adottivi respinti” in una famiglia in crisi, alle prese con sconquassi economico finanziari e assillata da “problemi di salute”, ancora non ben diagnosticati, da risolvere in ambito ospedaliero. Ciò che prima era visto come “funzione ponte”, di collegamento fra sociale e sanitario sponsorizzato dall’approccio sanitario olistico e dalle spinte culturali degli anni 70 sulla funzione preventiva, capace anche di alleggerire nel tempo la spesa sanitaria, oggi è divenuto “periferia” della politica sanitaria, spesa improduttiva, azione inclassificabile nei protocolli di valutazione della performance manageriale. L’intervento del legislatore regionale con la Delibera di G.R. 735 del 15.03.2010 difetta nei contenuti e, come già accaduto per altri provedimenti sanitari, per il mancato coinvolgimento dei diversi attori sociali interessati; si può però cogliere l’occasione per una riflessione da parte di tutte le professioni che gravitano in tali servizi. Acquisiamo il dato che la predetta delibera non ha effetti sui livelli occupazionali degli assistenti sociali e, quindi, l’Ordine professionale non rischia di vedere
contaminata la propria riflessione politica da scenari più di natura sindacale di tutela dei posti lavoro. Serve rilevare alcuni aspetti della decisione dell’assessoratoallasanitàchehatenutoinpoca considerazione le proposte delle ASL (chiamate mesi addietro e censire i servizi ed elaborare un proprio piano aziendale); in particolare per la provincia di Lecce, ove l’azienda sanitaria aveva operato un rideminsionamento del numero complessivo dei consultori “propriamente detti” ma salvaguardando una specificità locale di esperienze e radicamento e una distribuzione omogenea nel rispetto del rapporto di 1:20.000 abitanti.
Come si è detto, si è consapevoli della necessità di riorganizzare le strutture consultoriali e rilanciarle nella loro specificità, ma osserviamo come le scelte regionali non seguano alcuna logica coerente con principi e rappresentazioni politiche dell’attuale governo regionale.
I Consultori da sempre rappresentano un presidio territoriale lontano dalla logica tipica della prestazione sanitaria, curativa e riparativa, più in sintonia con le strutture e i temi tipici del lavoro sociale di comunità, di tipo preventivo e relazionale. La sostituzione di “Consultori propriamente detti” con “punti di accoglienza” non è solo una riduzione di prestazioni, ma rappresenta lo stravolgimento di una logica di prossimità della sanità, associando la logica della prenotazione della prestazione medica (e spesso della mobilità territoriale verso la struttura specialistica) ad un servizio che “lavora” sul “decision making”, ossia sui percorsi di consapevolezza e scelta, in un ambito di particolare rilevanza emozionale. Agli assistenti sociali preoccupa anche l’effetto che tale riorganizzazione proposta potrà avere sulla presa in carico dei casi di tutela, quasi sempre condivisa con il servizio sociale comunale o d’ambito, in una intersezione di competenze che oggi garantisce analisi e valutazioni serene.
Si condividono le preoccupazioni degli psicologi perchè ne risentirà il lavoro d’equipe e, di fronte ad una così drastica compressione degli orari (speculare all’aumento dei moduli), prefiguriamo il venir meno di progettualità e sinergie già consolidate.
In tale senso vediamo come una scatola vuota la previsione della stessa delibera regionale di presentare progettualità a bando in tema di affido-adozione e abuso e maltrattamento, attraverso la creazione e il consolidamento delle equipe multidisciplinari integrate (ASL – Comune): in carenza di personale (ovvero di disponibilità oraria) sarà improponibile qualunque serio progetto integrato, specie su argomenti così delicati. La presunta spinta progettuale della delibera, pertanto, è destinata ad infrangersi contro una realtà professionale oggettivamente impedita. Altro discorso forse merita il carico di lavoro dei Consultori o il rulo che gli stessi hanno e devono avere nella rete integrata di servizi socio-sanitari, sui processi di presa in carico congiunta e trattamento, d’intesa anche con i Tribunali per i Minorenni.
E a livello di analsi propedeutica alle scelte ri- organizzative, sarebbe forse stato opportuno indagare ed affrontare l’argomento dell’utilizzo improprio dei Consultori, dai Tribunali spesso chiamati a svolgere compiti periziali o di pseudo mediazione nella conflitualità coniugale in sede di separazione limitatamente agli incontri dei figli con uno dei genitori. Gli assistenti sociali sono pronti ad offrire il prorpio contributo di pensiero alle esigenze di ridefinizione e ottimizzazione di servizi e processi nella sanità regionale, evitando approcci sommari o “contabili” che poco considerano la complessità dei sistemi di welfare. Riteniamo opportuno si rifletta in senso più ampio, riprendendo il percorso di revisione della normativa regionale che si è interrotto qualche anno fa, con uno sguardo alla storia dei servizi e al sistema di interconnessioni sviluppate per rispondere alle domande di benessere nell’esperienza della maternità e della paternità.
Ultimo aggiornamento
26 Giugno 2011, 15:31