Il presente ed il futuro ai tempi del Coronavirus

Data:
15 Marzo 2020

In questi giorni di emergenza sanitaria la nostra vita è stata stravolta, di conseguenza lo è stato anche il lavoro. Ci suddividiamo tra i “costretti a casa” ed i “costretti sul posto di lavoro”, ci ritroviamo a rivedere molti aspetti della nostra attività; e questo vale per tutti. Noi però, siamo Assistenti sociali e spesso ricopriamo uffici e mansioni, particolari e delicati che si riferiscono alle fasce deboli della popolazione. È facile intuire come le aree delle povertà e della disabilità, dell’immigrazione, solo per citarne alcune, siano ancor più sacrificate che non prima. Di qui, le numerose domande che ci giungono in merito allo smart working, alle misure di prevenzione al contagio che dovrebbero essere state predisposte dal datore di lavoro, alla limitazione dei colloqui, se sostenerli adottando quali precauzioni, etc.

Di fronte a queste domande, occorre essere onesti, siamo tutti impreparati a dover affrontare questa situazione inattesa. In merito allo smart working scontiamo senza dubbio una atavica inadeguatezza delle strutture informatiche in dotazione ai nostri uffici ma soprattutto una inadeguatezza culturale che va dalla politica, alle amministrazioni, fino ai singoli operatori sul campo. Oggi, quando non già predisposte dagli uffici, assistiamo ad un fiorire di soluzioni fai da te; questo è il nostro limite ma anche la nostra forza di italiani. Oltre a tutto ciò, spingono problemi di ordine etico relativi alla nostra professione: fin dove possiamo o dobbiamo spingerci per assicurare servizi agli utenti? Quando deve prevalere il diritto/dovere alla nostra sicurezza di operatori? Come coniugare entrambi? Per questi abbiamo sollevato la questione all’Ordine Nazionale.

Ma, mentre siamo tutti rivolti alla gestione quotidiana di questo momento difficile non ci sfugge il pensiero del “dopo emergenza” che prevediamo sarà estremamente impegnativo, per non dire altro. Servizi interrotti o ridotti che dovranno ri-attivarsi, utenti stremati e spazientiti dalla prolungata permanenza a casa con bisogni incontenibili, la necessaria lentezza di provvedimenti e procedure che dovranno intervenire per normare e gestire questa fase, metteranno a dura prova le capacità dei nostri uffici e quelle di ciascuno di noi. Occorre però che non ci si faccia prendere dallo sconforto e non si ceda all’emotività facendo sì che la demagogia prenda il sopravvento.

L’Ordine è già al lavoro, sia pur con tutte le comuni limitazioni, a prefigurare questi scenari ed è pronta ad attivarsi in tutti i contesti politici ed amministrativi perché si renda, non facile il nostro lavoro ma, almeno possibile! In particolare ci stiamo attivando perché si ascoltino noi tecnici del sociale quando si prenderanno decisioni per il post-emergenza così come lo si fa già da tempo per altri professionisti: dopo i terremoti, per la ricostruzione si chiamano, ingegneri ed architetti! Ebbene, chi più di noi conosce le esigenze dei nostri utenti ed i limiti del sistema?

Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.
(Papa Francesco)

La Presidente
Patrizia Marzo

 

Ultimo aggiornamento

16 Marzo 2020, 09:28